Peter sostiene fermamente di non riuscire a riposare. Nonostante dorma tutta la notte, al mattino è stanchissimo come se fosse rimasto sveglio. Inoltre, non si accorge di essersi svegliato: ha bisogno di tanto tempo per rendersene conto e, nonostante tutte le prove, il dubbio gli rimane.
Sembra una storia strana, ma non lo è affatto. Anzi, è frequente imbattersi in persone che, in modi personali, vivono una situazione simile a Peter. Sono persone che ad un certo punto della loro vita non riescono più ad addormentarsi o che al risveglio sono stanchissime e hanno la percezione di aver trascorso la notte svegli (nonostante le evidenze dicano il contrario). Se accogliamo le riflessioni di Bion in Apprendere dall’esperienza (1962) possiamo aprire la riflessione sulla relazione tra addormentamento, sonno e risveglio spostando la questione sulla capacità presente o meno di sognare. Bion dice che chi non è in grado di sognare non potrà né addormentarsi né svegliarsi. Si crea una sorta di riverbero di sottofondo infinito formato da impressioni sensoriali puntiformi che non potendo diventare esperienze personali si accumulano creando un generale senso di pesantezza (simile a quando facciamo indigestione) che si concretizza in sintomi. Se paziente e terapeuta sviluppano o sbloccano questa capacità di trasformazione (che Bion chiama funzione alfa) la persona potrà sognare. A questo punto, le note possono collegarsi fra loro e il rumore può diventare una melodia che racconta. Dall’ascolto, è possibile conoscere molto di sé.